ADDIO A “GATTINO” FRED
TANTO RICCO MA TROPPO SOLO

ADDIO A “GATTINO” FRED TANTO RICCO MA TROPPO SOLO

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ADDIO A “GATTINO” FRED
TANTO RICCO MA TROPPO SOLO

Attesa per l’eredità di Mengoni. Salvo sorprese, ad Osimo dovrebbe arrivare almeno qualche rivolo.

Dalla pagina Facebook di Marino Bartoletti, pubblichiamo l’interessante ricordo che il giornalista ha dedicato al magnate osiman-americano.

“A 94 anni, in una casa di riposo in Florida, se n’è andato Ferruccio “Fred” Mengoni. “L’inventore” del ciclismo americano. L’uomo più ricco e generoso che abbia mai conosciuto.

Quello che quando andavo a New York (lui che non apriva neanche al postino) mi dava le chiavi di casa, cioè dell’indescrivibile villa rossa di quattro piani che possedeva nell’East End (assieme ad un centinaio di appartamenti a Manhattan di cui riscuoteva personalmente gli affitti settimanali, a un castello in un parco a Seattle, a due palazzi in Florida, alla celebre “Casa Bianca” di Long Island che gli serviva come garage per le due Ferrari).

Quello che a Milano veniva a mangiare a casa mia, coi vicini affacciati alle finestre per capire di chi potesse essere la Cadillac Eldorado parcheggiata sotto il portone.

Quello che una volta mi fece recapitare un televisore di 40 pollici perché il mio non gli piaceva

Ho raccontato talmente tante volte la sua incredibile vita ai miei amici (molti dei quali sono diventati anche i suoi: e non tutti disinteressatamente) che i nuovi amici di Facebook mi perdoneranno se non ho più voglia di farlo: tanto non mi crederebbe quasi nessuno.

Tutto quello che ha vissuto è un romanzo: da quando partì da Osimo senza un soldo negli anni ’50. Alcune cose potrebbero sembrare persino caricaturali (era una via di mezzo fra Woody Allen e Zio Paperone), ma altro non erano se non il frutto della sua bontà d’animo (simmetrica alla durezza, spesso al cinismo, che era costretto ad usare come scudo per difendersi e sopravvivere).

Guai a chi gli faceva pensare che volesse approfittarsi di lui! E guai a chi lo faceva arrabbiare: all’arrivo di un Tour de France un’incauta maschera non voleva farlo entrare nell’area della premiazione.

“Lei è un residente?” – chiese l’incauta.

“Per ora no: però sono Fred Mengoni!”.

E il giorno dopo acquistò un attico sugli Champs Elysées.

Apparve nella mia vita nel 1979, per “colpa” del motociclismo (quando sponsorizzò un pilota suo conterraneo (di Recanati, NdR.) che neanche conosceva, mettendolo il grado di disputare il Campionato del mondo delle 500: Carlo Perugini).

Ogni quindici giorni veniva in Europa col “Concorde” per assistere ai Gran Premi.

Però mi confidò che la sua vera passione era il ciclismo (anche perchè da giovane non si era mai potuto permettere una bicicletta da corsa): gli regalai la maglia Tricolore di Moser e questo fu il mio “credito” per tutta la vita: perché tutti gli avevano sempre chiesto e mai dato.

E fu nel ciclismo che divenne una “star”, lanciando i più grandi campioni americani (a cominciare da Greg Lemond che fu il figlio che non potè mai avere) e portando il primo Campionato iridato della storia negli Stati Uniti.

Non c’è addetto ai lavori del ciclismo, italiano e mondiale, che non abbia ricevuto qualcosa da lui: e non parlo solo d’affetto.

Fin quasi a novant’anni andava tutti i giorni a Central Park con la sua Colnago laminata d’oro a sfidare i trentenni. Teneva una bici in ognuna delle sue case italiane (in via Melchiorre Gioia, a Milano, riuscì a possedere cinque appartamenti nello stesso palazzo: tutti arredati nello stesso modo).

Un giorno, pedalando a Stresa, vide una villa esageratamente bella e tanto fece che costrinse il proprietario a vendergliela. L’anno dopo si accorse che un chilometro più in su ce n’era una più bella e prese anche quella.

Era il Santo Protettore dei custodi: tutti uomini liberi e felici (a parte le poche ore in cui lui tornava in questa o quella casa, ovviamente senza avvertire).

Aveva fame d’amore. Amava tanto e odiava un pò Osimo (essendosi sentito trattare troppe volte come un parvenue) la sua terra d’origine, a cui – prima di imbizzarrirsi per motivi che non rivelerò – aveva regalato anche una manifestazione ciclistica intitolata al suo nome . Non per megalomania ma ricordare a tutti che nella vita bisogna sempre avere grinta, fantasia e coraggio.

Negli ultimi anni si era un po’ defilato. Aveva sofferto per qualche ingratitudine e anche per certi affari sbagliati (lui che era abituato a vincere sempre).

Lo macerava un grande dolore che a volte lo rendeva (inspiegabilmente per gli altri) quasi cattivo: la consapevolezza che aveva lavorato e si era arricchito per nulla: e per nessuno.


Marino Bartoletti con Ferruccio “Fred” Mengoni

Principali commenti:

Pino MASULLI: La considerazione finale è piuttosto amara e lascia pensare più ad una vita inutile, purtroppo.

Marino BARTOLETTI: Non fu una vita “inutile”. Fred ebbe tante gioie e tanta amicizia, anche sincera. E soprattutto fece del bene a tantissime persone. Direi che non è poco. Purtroppo sapeva che tutto sarebbe finito con lui, anche se ad un certo punto sembrava che non fosse così (ma questa è una storia troppo dolorosa perchè io possa permettermi di divulgarla).

Rosalba CASARTELLI: Sembra davvero un romanzo! Giuro che se non fosse lei a raccontare, farei fatica a crederci!

Natalino CANDIDO: Una storia incredibile. Spero che di questa ricchezza ne faccio buon uso qualcuno…

Sandro TACINELLI: Marino a quando un libro su questo fantastico “amico”?

Marino BARTOLETTI: Non basterebbe. E nessuno mi crederebbe.

Fabio MENGHINI: Lo scriva un libro signor Marino su questo grande personaggio. Ricordo quando veniva a Recanati, noi cittadini ci accorgevamo della sua presenza perché fuori dall’albergo dove soggiornava c’era parcheggiata la sua lunga auto americana.

Marino BARTOLETTI: Ricordo quando a Porto Recanati comprò un intero stabile (nella piazza centrale davanti la gelateria, NdR.) e una volta ristrutturato, in polemica con qualcuno che non rivelerò, espose lo striscione: “Questi appartamenti non si vendono”? Affittò solo i negozi al piano terra. Da qualche parte dovrei avere anche la foto. Vede che non posso scrivere il libro? Chi mi crederebbe?

Fabio MENGHINI: Io la crederei perché lo ricordo questo episodio e tutti noi comuni mortali lo giudicavamo un pazzo: ma che fa questo… costruisce e non vende? Ancora è lì il palazzo con i suoi negozi affittati. La storia mi intriga, questi personaggi non dovrebbero morire mai.

Cristina TOMBOLINI: Sono di Castelfidardo e confermo la non vendibilità degli appartamenti. Sono ancora tutti lì, fronte giardini, tutti chiusi. Grande e stravagante personaggio di cuore!

Fabio Massimo MASCOLO: La prego signor Bartoletti scriva il libro… le persone per bene apprezzeranno.

Ilaria LUPERI: La considerazione finale coincide con quello che ho sempre pensato: accumulare se non hai intorno persone a cui voler bene e che ti vogliono bene, non serve a niente. Meglio con poco, ma amato. I motivi di questo però li avrà saputi lui.

Marino BARTOLETTI: Lui una pensava di averla… ma è una storia molto triste.

Giovanni STROLOGO: io sono di Osimo, mio padre (stessa classe) mi diceva che quando partì per l’America tutti lo deridevano… poi quando tornò ricco tutti cercarono di essere loro amico. Gli italiani…

Francesco OCA: Sono di Ancona, non lo conoscevo. Grazie per avermelo fatto scoprire!

Fabio MONACI: Grande signor Bartoletti. Bellissima testimonianza. Fred Mengoni ha fatto veramente tanto per il ciclismo e per la mia Castelfidardo. Complimenti ancora e viva il ciclismo!

Marino BARTOLETTI: Lei non ha idea quanto io (grazie a mio padre fisarmonicista) ami da sempre la sua città.

Francesco BUFFA: Le ultime parole fanno ben riflettere… per chi vuole riflettere!

Roberto GIANFELICI: Un grande marchigiano negli USA!

Fausto MACCIONI: Grande persona; ha fatto molto per le Marche nel mondo del ciclismo. Grazie.

Cristiano TRAFERRI: era delle mie parti e una volta mi raccontò tutta la sua vita e come cominciò!

Annamaria BISSACCO: Signor Bartoletti scriva la biografia di Mengoni; data l’amicizia credo ne sarebbe felice.

O futeboleiro de Ouro: Da appassionato di ciclismo me lo ricordo durante il “settennato” di Lance Armstrong, quando ogni anno veniva puntualmente intervistato dalla Rai nella tappa che terminava sugli Champs-Élysées. Ricordo ancora il suo entusiasmo parlando di Lance e dei suoi trionfi. Chissà poi come reagì sapendo tutto ciò che c’era dietro a quei “trionfi”.

Gioia TANGHERLINI: Mio padre Armando raccontava sempre di questo suo amico che lo invitò ad andare con lui in America da squattrinati…

Mauro BELLEZZE: Noi osimani forse siamo stati ingrati.

Betty Arena PIERUCCI: Bellissimo il tuo ricordo! Il tuo racconto mi ha fatto rivivere tanti bei momenti. Lo conobbi nel 1980 tramite Silvano Pierucci. Fred detto “Il Gattino” ora riposa in pace e non sarà più solo.

Sergio POCETTI: L’ho conosciuto quando giocava al bar Fiorani; a dire il vero non era eccezionale e perdeva spesso. Poi partì per gli USA e fece fortuna.

Francesca D’AMICO: Caro signor Bartoletti, Le voglio raccontare un aneddoto a proposito di Fred Mengoni che mi è appena tornato in mente, leggendo il Suo racconto.
Mio nonno paterno, coetaneo e conterraneo di Mengoni (marchigiano doc, nativo di Macerata, ma poi sempre vissuto a Loreto), all’incirca nel 1982/83 dovette recarsi a New York per lavoro (era albergatore) e si trovò, un giorno, in un ascensore dell’Waldorf Astoria di New York in conversazione con altre persone con cui era lì.
Ora, mio nonno aveva un eccellente dizionario e capacità di parola (era anche stato giornalista), ma evidentemente l’inflessione marchigiana si faceva sentire senza che lui “calcasse la mano”… ad un certo punto, mentre conversava, sentì una voce chiedere inorgoglita e in dialetto: “Ma che, sete marchigiani?”. Era Fred Mengoni che, riconosciuto l’accento di casa a migliaia di chilometri da essa, si era fatto avanti per dare loro il benvenuto nella Grande Mela; quella sera stessa ha invitato nonno e gli altri della comitiva a cena con lui. Non so se poi hanno mai avuto occasione di rivedersi qui nella nostra bella regione, ma nonno conservava con piacere il ricordo di quel caloroso benvenuto!

Davide NICASSO: E’ una storia un pò triste; dispiace quando se ne vanno persone così, soprattutto il suo dispiacere di aver lavorato tutta la vita per nessuno. Che poi magari non è così nella realtà, ma era ciò che provava lui.

Franca ANDREUCCI: Signor Marino Bartoletti la stimo molto; lei è una di quelle persone che non ti stanchi mai di ascoltare. Condoglianze vivissime per la scomparsa del grande Fred Mengoni… io sono di un paese vicinissimo a Osimo: il mio babbo, che non c’è più da qualche anno, era il massaggiatore della squadra ciclistica di Fred Mengoni. Grandi uomini che hanno dedicato la vita allo sport.

Francesca GIRONI: Grazie signor Bartoletti per aver condiviso questa bellissima storia che ahimè, fino ad ora, non conoscevo pur essendo marchigiana.

Emanuele DONATI: È proprio vero, leggendo le ultime righe di questo post si capisce che ci sono dei vuoti dentro di noi che si possono riempire soltanto di amore e di affetti, mentre ahimè tutto il resto è inghiottito in un infinito buco nero. Credo che indubbiamente tutto questo ci debba far riflettere.

Claudia MUSTO: Le ultime due righe: tanto crudeli quanto vere.

Armando LOMBARDI: Ricordo ancora la sua voce e il suo modo di pronunciare “Greg Lemond”.


 

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1 Comment

  1. Fred sei stato per me che non ti ho conosciuto un Emozione Grande… E un Emozione non ha Valore. Racconto di te da 20 anni… a tutte le persone che mi sono state vicine da quando facevi affiggere la scritta “Fred Mengoni non Vende e non Affitta”.
    Sei stato Unico.
    Riposa in pace.
    Alessandro

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