MALORE O COS’ALTRO LA CAUSA DELLA MORTE DI PALEINI?
A 5 GIORNI DAL DECESSO IL GIUDICE NON LIBERA IL CORPO

MALORE O COS’ALTRO LA CAUSA DELLA MORTE DI PALEINI? A 5 GIORNI DAL DECESSO IL GIUDICE NON LIBERA IL CORPO

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L’autopsia, in grado di far luce su quanto accaduto, non ancora ordinata. Solo domani il riconoscimento


A dare l’allarme, vedendo quel camion ancora fermo sulla piazzola di sosta, è stato il proprietario di un ristorante tipico romagnolo, tappa obbligata dei camionisti sull’Adriatica, in territorio di Rimini nord.
Non si è ben compreso se Paolo Paleini, 60 anni, alla guida di un camion partito da Passatempo e diretto a Brescia, si sia fermato a cenare nella trattoria o se invece l’uomo, già la scorsa estate alle prese con disturbi cardiaci, abbia prudentemente fermato in mezzo in uno spazio protetto, alle prime avvisaglie del malore.
Di fatto la merce, attesa nella città lombarda per giovedì sera, non è mai giunta a destinazione. A fermare la vita di Paleini, sposata, separato e padre di una figlia, un disturbo che lo ho colto ancora in cabina, al posto di guida, impossibilitato a chiedere soccorso.
A dare l’allarme, ancor prima del casuale ritrovamento da parte del ristoratore, era stata la figlia non sentendolo rispondere al cellulare prima che la batteria perdesse ogni effetto.
Un comportamento strano, quello di non rispondere, che con il passare del tempio ha creato ansia tra le persone vicine al 60enne camionista osimano, residente da tempo in via Spada, quartiere Sacra Famiglia.


Paolo PALEINI, 60 anni, deceduto per cause ancora da chiarire

A ritrovarlo nella tarda serata di giovedì è così toccato ad un auto della Polizia autostradale di Forlì, indirizzata nel parcheggio del ristorante dai sospetti del ristoratore.
Per forzare la portiera, chiusa dal di dentro da Paleini, gli agenti hanno dovuto far intervenire una squadra dei Vigili del Fuoco di Rimini che in breve si sono ritrovati davanti agli occhi il corpo, ormai senza vita, di Paleini.
Il corpo, riverso sul sedile, era freddo, come se la morte improvvisa possa essere stata rapida, sopraggiunta da tempo senza lasciare scampo ad alcuna reazione.
Il mistero della morte del camionista osimano, ad oltre tre giorni dal tragico evento, resta purtroppo tale; la salma, trasportata presso l’obitorio dell’ospedale di Forlì, a disposizione della magistratura, non è ancora stata liberata e riconsegnata ai familiari, ne è stata eseguita alcuna autopsia; tanto che solo per domani mattina è previsto il riconoscimento del cadavere da parte della figlia, mentre ogni decisione ulteriore, a quanto pare, rischia di essere adottata con comodo, non prima di mercoledì.
La morte del camionista osimano, quantomeno sui social, ha invece rilanciato, oltre al doveroso cordoglio di quanti lo hanno conosciuto in vita, il tema della sicurezza passiva dei camionisti, categoria ultimamente a rischio di morte bianca.
Lo stile di vita di quanti scelgono di assolvere a questa professione, ovvero orari alla guida massacranti, spesso sigarette, in genere con un solo pasto al giorno… ma super abbondante per recuperare quello perso, oltre alla sedentarietà tipica del mestiere, costituiscono aspetti ricorrenti tali da rendere la professione fortemente a rischio di perdita della salute e conseguente morte prematura.
Quanto una autopsia, finalmente ordinata, potrebbe svelare rapidamente.


 

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