TRE PER SEI DELLE LISTE CIVICHE SENZA PADRI
LATINI ASSUME LA RESPONSABILITÀ POLITICA

TRE PER SEI DELLE LISTE CIVICHE SENZA PADRI LATINI ASSUME LA RESPONSABILITÀ POLITICA

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TRE PER SEI DELLE LISTE CIVICHE SENZA PADRI
LATINI NE ASSUME LA RESPONSABILITÀ POLITICA

“La querela? Equivale ad una medaglia pur non essendo responsabile di quelle righe”

“Piero Ciccarelli sei la vergogna della sanità! Vuoi far chiudere l’Ospedale di Osimo ma noi ti abbiamo fregato”.
Era l’aprile 2013 quando q

Piero Ciccarelli, ex Manager ASUR

uell’unico manifesto ma di maxi dimensioni sei metri per tre, posizionato lungo via Aldo Moro, venne affisso, come usavano a decine all’epoca.La firma, inequivocabile, era quella delle sei liste civiche che appoggiavano l’allora Amministrazione Simoncini e proprio per quel “vergogna” (un pò ai limiti ma che pur sempre richiamava il super manager Ciccarelli alle proprie responsabilità e all’idea di “vergogna politica” e non certo personale del signor Ciccarelli in quanto tale) non ha mai trovato paternità tra consiglieri, Assessori e personale politico di Su la Testa.
Tutti a negare di essere stato l’ideatore di un messaggio che, al massimo, poteva essere invocato come trash o poco corretto nei termini politici della materia.
Insomma le stesse cose potevano essere scritte una cinquantina di volte meglio ottenendo il risultato di informare meglio la cittadinanza dei giochi appena aperti in Regione per ottenere lo scalpo del S.S. Benvenuto e Rocco e soprattutto evitando di mettere un suscettibilissimo manager nelle condizioni di batter cassa, attraverso una querela per diffamazione, per decine e decine di migliaia di euro!
Pochi giorni e in effetti Ciccarelli, dopo aver idealmente ringraziato Su la Testa, propone querela chiedendo ai Carabinieri di indagare per individuare l’autore e quindi il possibile colpevole.
I militari, così, ad uno ad uno, sentirono un pò tutti i possibili anonimi firmatari non riuscendo a trovare, così come si fa a scuola, l’autore del manifesto!
Tutti, incredibile ma vero, dichiararono all’insaputa di quell’iniziativa giustificandosi con il fatto che, all’epoca, affiggere in città manifesti sei per tre era pratica comune; altri dissero di essere fuori Osimo all’epoca dei fatti, qualcuno mise nero su bianco che non c’era ma se c’era dormiva e dunque, alla fine, il papà che accusava Ciccarelli di vergogna rimase nell’ombra.
Stranamente ma vero i militari lasciarono per ultimo Dino Latini, all’epoca consigliere regionale per altro movimento di base ma pur sempre “inventore” del circolo Su la Testa al governo cittadino da tre legislature consecutive.
Un Dino Latini all’epoca sofferente nel fisico e in convalescenza per i postumi dell’intervento seguito alla frattura di una gamba. Un Latini che, edotto dai carabinieri che l’indagine non aveva partorito alcun responsabile a cui intestare la querela, non ha faticato a riconoscere il sei per tre idealmente proprio, non foss’altro per le firme e i contenuti posti a salvaguardia dell’ospedale cittadino.
“Per me essere attaccato per quanto svolto negli anni a difesa del S.S. Benvenuto e Rocco – ha esordito Latini reduce dall’udienza in Tribunale – non può che suonare come pubblico riconoscimento! Una specie di medaglia morale per decine e decine di anni svolti a tentare, con ogni mezzo, di ostacolare una politica regionale di segno opposto contro la quale Su la Testa è stata, storicamente, l’unica ad opporsi.
Non ricordo materialmente quel tipo di manifesto in quanto ne abbiamo davvero affissi a decine, per anni, a testimonianza dell’impegno nel tempo portato avanti per impedire quanto, proprio in questi giorni, a distanza di quattro anni, si sta materializzando. Ma certo non può essere un problema riconoscere come nostro un manifesto in più o meno…”.
Per la cronaca stamani Latini, nel corso della prima udienza del processo, ha presentato in Tribunale una memoria difensiva in cui si ripercorre i fatti come realmente sono accaduti, precisando che Latini assume la responsabilità politica del contenuto incriminato pur non essendo mai stato, ne come ispiratore, mandante dei fatti sotto esame.
Che Piero Ciccarelli, ex super manager dell’Asur, sia un tipo da prendere con molle molto lunghe, ne da prova, oltre alla vicenda con le civiche, anche una vicenda consumatasi in seguito, nel 2016, quando il manager, dalla sera alla mattina, venne esonerato, come un allenatore di calcio, dalla panchina Asur.
Uno stringato comunicato della Regione a spiegazione della decisione parlò che era venuto meno il rapporto di “imprescindibile natura fiduciaria” tra Ciccarelli e Palazzo Raffaello.
Ciccarelli, al solito, non fece una piega. Come col maxi manifesto in cui veniva ortodossamente offeso sul piano personale (ma vedremo se l’accusa saprà restare in piedi in chiave politica) Ciccarelli ripegò il quattro parti il foglio di licenziamento in tronco per chiedere alla Regione 300.000 euro di risarcimento!
Non male! Anche perchè, al termine di una trattativa fitta, il manager senza più fiducia riuscì comunque a mettere in banca circa 80.000 euro in più, frutto dell’accordo con Spacca.

GINNETTI E LA MARIANI
AD UNA SOLA VOCE:
“2019? NO GRAZIE, ABBIAMO GIA’ DATO”
CUP, PROVE GENERALI DI TAGLIO
A PARTE QUALCHE POST SU FB
GLI OSIMANI SENZA REAZIONI

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