POVERO PINO DEL SANTUARIO DI CAMPOCAVALLO
PADRE GIOVANNI DALL’ACIDO PASSA ALLA PERIZIA
MENTRE IL SINDACO PUGNALONI SE NE LAVA LE MANI!

POVERO PINO DEL SANTUARIO DI CAMPOCAVALLO PADRE GIOVANNI DALL’ACIDO PASSA ALLA PERIZIA MENTRE IL SINDACO PUGNALONI SE NE LAVA LE MANI!

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POVERO PINO DEL SANTUARIO DI CAMPOCAVALLO
PADRE GIOVANNI DALL’ACIDO PASSA ALLA PERIZIA
MENTRE IL SINDACO PUGNALONI SE NE LAVA LE MANI!

Abbattuto il secolare albero, specie protetta, che da sempre faceva compagnia al Santuario


E dopo la chiusura dell’ospedale e la svendita di Astea Energia, sulla larghe spalle del Sindaco Pugnaloni, ormai agli sgoccioli, cade anche la responsabilità morale dell’abbattimento del secolare pino solitario che da sempre faceva compagnia al Santuario della Beata Vergine a Campocavallo!

A reggere la parte più pesante di quanto accaduto è però, nientemeno, che il Rettore del Santuario, l’osimano Padre Giovanni Maria Severini (fratello di Argentina, ex candidata Leu al Parlamento) che al secondo tentativo, venerdì scorso, è riuscito a vincere la partita contro il povero pino.

Il luogo dopo il taglio del pino secolare

Secondo tentativo perchè già nel 2015 il parroco, temendo per la pubblica incolumità, acquistò e fece iniettare nel terreno sottostante il pino, ben 12 bottiglie di acido, sversate a raggiera, tutto intorno l’imponente fusto!

Risultato? Tutta una serie di innocenti, giovani e soprattutto sani pini, che fiancheggiavano la proprietà parrocchiale, quattro o cinque, in breve tempo ingiallirono e morirono.

In seguito al clamore di tutti quei alberi improvvisamente appassiti, fino a rinsecchire tutti insieme, il parroco venne redarguito dalle guardie Forestali, chiamate a far luce, e obbligato a mettere a dimora altrettante specie protette, in questo caso furono scelti dei cipressi.

Sembra, anche, che l’intervento dei carabinieri provinciali della Guardia Forestale determinò una multa ai danni dei frati dell’Immacolata, responsabili di una grave azione – oseremmo dire un vero e proprio peccato mortale – che San Francesco avrebbe giudicato meritevole di ben altro che un semplice rimprovero.

Anche perchè l’avvelenamento (qualcuno disse effettuato con del gasolio, dato il tipico odore che perdurò a lungo nel terreno) non era stato motivato da alcuna relazione scientifica ma basato, esclusivamente, sui timori visivi di Padre Giovanni di fronte a quel tronco imponente, leggermente pendente come qualsiasi pino centenario.

Foto d’archivio dei frati francescani dell’Immacolata

Resta il fatto che quella bevanda all’acido, iniettata alle radici in quantità di una dozzina di litri, non risultò certamente il migliore sostentamento possibile con cui garantire al pino un futuro altrettanto lungo e sereno, esattamente come i primi 100 anni di vita.

Anzi, qualcuno in più. Stando ai racconti dei più anziani di Campocavallo, sembra proprio che quel pino fosse cresciuto sano e forte – fino a raggiungere, quasi, il campanile del santuario – insieme alla nascita stessa della basilica, circa 100/120 anni fa.

E certamente era entrato nei cuori di generazioni di fedeli che a quel pino erano sinceramente affezionati, affatto intimoriti dal fatto che potesse costituire un rischio.

Insomma ieri mattina, giornata di Messe domenicali, tutti i parrocchiani hanno avuto, a lungo – di fronte alla sorpresa di quel povero pino scannato, accatastato a terra in tronchi di mezzo metro – di che ridire.
A tutti loro, con santa pazienza che non servirà, però, per riconquistare il Paradiso perduto a causa della brutta azione appena compiuta, Padre Giovanni ha spiegato loro che l’intervento si era reso obbligatorio per via del cresciuto pericolo di sradicamento, magari sollecitato dalle improvvise “pazzie” del tempo, che sempre più spesso interessano anche le nostre zone.

Insomma, quel pinus pinea doppiamente protetto e sottoposto a vincoli non poteva più offrire la propria ombra gratis; come fatto, da sempre, per quanti sono entrati e usciti dal Santuario per un secolo esatto!

Un’opera di inutile convincimento, quella messa in atto dal Rettore per tutta la domenica, dopo ogni

Messa, che sembrerebbe però aver dato vita a due dati incontrovertibilmente opposti: presi a gruppetti di tre o quattro persone, quasi tutti i campocavallesi si sono detti convinti della bontà, ancorchè obbligata, di risolvere la questione alla… radice; sentiti in separata sede, invece, uno ad uno, stile confessione, il quadro che emerge, nella migliore delle ipotesi, è quella – quasi – di una sorta di misteriosa fobia, di Padre Maria Giovanni Severini; immotivata perchè da tempo sta colpendo il facente funzioni parroco verso gli alberi in genere e quel povero pino in particolare!

Ma sentiamo l’opinione diffusa del francescano.

“E poi, ha ad un certo punto tagliato corto il frate verso i parrocchiani più duri a convincersi, esiste una perizia – una chiara perizia di parte, firmata dallo studio tecnico Ares Srl di Ferrara con parcella di 1.200 euro offerti dalle elemosine dei campocavallesi – che dati scientifici alla mano ha messo nero su bianco la gravità della situazione da tempo denunciata”.

In effetti spiegano all’ufficio tecnico del Comune di Osimo, servizio verde pubblico, questa volta, a differenza di tre anni fa, la richiesta di poter intervenire tramite abbattimento è giunta documentata da una cartella tecnica la cui perizia scientifica – ha spiega il funzionario Monti – riporta dati ineccepibili circa la situazione grave in cui versava il pino.

Ma l’Assessorato – abbiamo chiesto – non ha proposto una contro perizia? In fin dei conti quei dati, per quanti chiari, erano pur sempre di parte. Facilmente acquisibili attraverso il pagamento di una relazione.
“Certamente. Ma le risultanze, fornite non da un semplice controllo visivo ma scaturite da da appositi strumenti – chiarisce il responsabile – non ci hanno permesso di obiettare granchè. Di parte quanto vogliamo, ma la relazione è scientificamente ineccepibile”.

Eppure almeno il Sindaco avrebbe potuto richiamare a se la vicenda e fornire un parere definitivo.
“Sembra che Pugnaloni sia stato investito informalmente della vicenda senza però mai entrare nel merito. Non so per quale motivo abbia lasciato fare. Forse avrà ritenuto non il caso di avallare una propria responsabilità. Di fatto siamo stati lasciati senza istruzioni e quindi per noi la richiesta della parrocchia è dolorosa ma ineccepibile”.

Da qui, venerdì mattina, da parte di una ditta specializzata, l’inizio dell’abbattimento iniziando dai pesanti rami e fino a metà del fusto. Poi l’assemblamento di alcune persone sul posto e le prime proteste hanno consigliato l’operatore ad interrompere il lavoro e rimandare il termine alla giornata di oggi.

Ultima obiezione respinta: domenica mattina abbiamo provato a chiedere ai frati, di fronte allo spettacolo di quel pinus pinea smembrato in cento tronconi, se non fosse stato possibile operare altrimenti mediante la sistemazione di appositi tiranti di sostegno con cui porre in sicurezza il compagno verde, di sempre, del Santuario.

Risposta offerta. Troppo alto il costo (circa 50.000 euro!) e insufficienti le garanzie che quel pino non potesse costituire comunque, pur legato, un pericolo per i parrocchiani.

Non rimaneva, dunque, che la morte. E di fronte all’ultimo pilatesco verdetto del Sindaco, pronto a lavarsene le mani, morte è stata.


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