METODO CAMPOCAVALLO ANCHE PER CEDRO E CIPRESSO?
IL SOSPETTO DI BOTANOFOBIA INFIAMMA LA FRAZIONE

METODO CAMPOCAVALLO ANCHE PER CEDRO E CIPRESSO? IL SOSPETTO DI BOTANOFOBIA INFIAMMA LA FRAZIONE

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METODO CAMPOCAVALLO ANCHE PER CEDRO E CIPRESSO?
IL SOSPETTO DI BOTANOFOBIA INFIAMMA LA FRAZIONE

Presto analisi di laboratorio per stabilire la verità; sul pino già eseguita la tomografia


La notizia non è ancora ufficiale ma circola da tempo nel passa parola di Campocavallo: anche i restanti due alberi dell’area verde contornante il Santuario – un cipresso dell’Arizona e un cedro del Libano – potrebbero aver subito lo stesso trattamento killer messo in atto nel 2015 dal parroco Padre Giovanni Maria Severini (mandante) e dal suo killer G.F.!

Lo scoop, non ancora tale, potrebbe però essere presto messo nero su bianco dalle risultanze tecnico-scientifiche che un gruppo di parrocchiani, in disaccordo con la linea anti verde assunta dal rettore del Santuario, ha già commissionato ad un laboratorio analisi di Rimini.

La paura che muove tanta gente, fedeli o meno, è che la “cura” a base di acido muriatico + gasolio, già colpevolmente utilizzata tre anni fa dal frate osimano in combutta col sicario, possa essere stata in qualche modo riproposta per mano di ignoti.

A far temere il peggio, oltre al grave fatto costituito dal precedente, sanzionato dalla Forestale con una multa di 4.000 euro pagata dalla parrocchia, ci sarebbero le risultanze di mille occhi, alcuni anche esperti, concordi nel giudicare a rischio l’attuale stato di salute dei due alberi in questione.

Lo stato di salute dei due alberi restanti fa discutere la frazione

A stabilire se si tratta di paure infondate o se invece la fobia per il verde – botanofobia – ha davvero attecchito fra i salmi e le messe in latino celebrate dagli ortodossi frati dell’Immacolata, sarà giusto appunto il lavoro di un laboratorio analisi di Rimini schierato in campo, a settembre, dai numerosi anti Padre Severini.

Gli stessi che sabato scorso hanno incaricato un noto fitopatologo di Bologna di fare chiarezza postuma sulle sorti del pinus pinea dimezzato ormai 20 giorni fa e condannato ad essere raso al suolo.

L’esperto schierato in campo dagli anti-severiniani, attualmente e di gran lunga la maggioranza della frazione, potrà rendere note a breve, dopo l’estate, le risultanze della tomografia effettuata sul tronco del pino abbattuto, nonchè in 50 diversi punti di terreno tutt’attorno la base, nel raggio di 5 metri.

Insomma la voglia di vederci di chiaro sembra almeno pari, se non superiore, col desiderio di far inaridire gli alberi (per poi tagliarli!) presente nella contro parte.

Difficile prevedere come andrà a finire la guerra del verde che, da ormai 3 anni, si combatte tutto intorno al Santuario con la scusa di questo o quell’albero, pericoloso o meno che possa essere diventato, per la sicurezza della gente, dopo 100 anni e più dalla piantumazione.

Ciò che appare sullo sfondo, sempre più nitida, è invece la battaglia finale che a brevissimo potrebbe essere combattuta tra padre Giovanni Maria, sostenuto dalla minoranza dei fedeli, contro un comitato di salute pubblica, appoggiato dai tre quarti restante della popolazione, a richiedere al Vescovo, senza infingimenti, la testa del frate e parroco.

Se è vero che la congregazione francescana risponde prioritariamente delle proprie cose ai propri vertici e se vero, come vero, che la storica crisi vocazionale in atto, non consente a nessun Pastore di giocare con manica larga la partita legata alla gestione delle parrocchie – figuriamoci dei Santuari! – è altrettanto certo che “liberarsi” di un solo frate ormai scomodo, anzichè dell’intero drappello attivo nel Santuario, possa costituire il giusto compromesso capace di mettere tutti d’accordo.

Sarà d’accordo Padre Giovanni, visti i panni non più puri, a vestire quelli della peccatrice vittima sacrificale?


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