LE SCRITTE A FONTE MAGNA? “VOLEVAMO FAR PARLARE…”
LA SVASTICA? IMPARATA ALLO STADIO DAGLI ULTRAS!

LE SCRITTE A FONTE MAGNA? “VOLEVAMO FAR PARLARE…” LA SVASTICA? IMPARATA ALLO STADIO DAGLI ULTRAS!

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LE SCRITTE A FONTE MAGNA? “VOLEVAMO FAR PARLARE…”
LA SVASTICA? IMPARATA ALLO STADIO DAGLI ULTRAS!

Una mamma si sfoga in Commissariato. Inchiesta chiusa: invece del perdono del Sindaco l’inevitabile processo


Fonte Magna, iniziato in Commissariato l’ascolto dei genitori dei 6 ragazzi minorenni, rei confessi delle imbrattature agli arredi del luogo, aggravate dal fatto di essere state perpetrate in danno di un monumento storico.
Dal racconto di mamme e papà è emerso il quadro di una situazione andata realizzandosi senza motivazioni particolari ma solo per il desiderio di apparire, anche se in negativo,protagonisti per un giorno della cronaca cittadina.
Insomma, parlatene bene o parlatene male, poco cambia… purchè parliate di noi!
Un atteggiamento che un tempo non lontano non sarebbe balzato facilmente in testa a dei quindicenni (oggi alcuni apprezzano il concetto di pubblicità negativa uguale a pubblicità positiva solo una volta molto in avanti con l’età) mossi dalla solita noia, dai primi pomeriggi di buio presto, dal desiderio innato di vedere di nascosto l’effetto che fa.



L’effetto, come notato, non è stato granchè e seppur coperti dall’anonimato dovuto a minorenni, è servito più che altro a guadagnare insulti, a prescindere.
Una sola mamma, spinta più dal desiderio di sfogarsi che indirizzare l’indagine, si è lasciata andare raccontando alla Polizia che quando ha chiesto al proprio figlio il perchè di quelle svastiche, oltretutto disegnate al contrario, ha ottenuto la risposta di averle notate non in televisione o su qualche buon libro ma frequentando il Diana e in particolare l’ambiente dei cosiddetti ultras, precisando il termine “cosiddetti” in quanto simbolo di una realtà di contorno minimale come l’Osimana 2.0 e non certo rappresentativi del tifo calcistico dei gruppi organizzati anni ‘70 e ‘80).
Una spiegazione, uno sfogo, una segnalazione, quello della mamma, del tutto ininfluente sull’esito dell’indagine in corso che porterà, contrariamente a quanto fatto balenare da altri mezzi di informazione, ad un sicuro rinvio a giudizio essendo la vicenda nota perseguita d’ufficio dall’ordinamento penale, anche se commessa da minorenni.
E il tanto sbandierato perdono del Sindaco, obiettivo principale del ravvedimento del branco che ha portato i sei ad autodenunciarsi?
Buono tutto al più come premio di consolazione… Non costituirsi parte civile, se mai il nuovo Sindaco 2019 decidesse di evitarsi, sarà già un bel premio. Non meritato.


Per la cronaca i sei ragazzini hanno concluso la pena “contrappasso” di darsi da fare sul posto – erroneamente ipotizzata da Pugnaloni, in un primo momento, quale punizione unica –  andando a raccogliere foglie secche per due pomeriggi.


 

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