GINNETTI RIOFFRE I SUOI 250 VOTI
PER UNA CANDIDATURA A SINDACO!
GRILLINI E DEM NON INTERESSATI

GINNETTI RIOFFRE I SUOI 250 VOTI PER UNA CANDIDATURA A SINDACO! GRILLINI E DEM NON INTERESSATI

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Nonostante il gran prodigarsi, le preferenze dell’ex latiniano non hanno ancora trovato casa

Alzi una mano, tra i circa 29.000 osimani in età giusta per votare, quanti non hanno ancora ricevuto una telefonata – al numero di casa o in ufficio, più raramente al cellulare – da parte del dottor Achille Ginnetti.

Motivo della rapida conversazione: “Dammi una mano, il prossimo anno, ad eleggermi Sindaco di Osimo!”. L’interlocutore, dall’altra parte del telefono, ascolta e sonnecchiando prende nota, chiudendo ogni qualvolta con la classifica contro domanda: “Dunque, che posso fare per te?”.

E si perchè pur presentandosi correttamente – agli osimani di telefono, di cellulare e di ogni applicazione – come “Sindaco di se stesso”, Ginnetti nell’immaginario collettivo degli osimani resta e viene riconosciuto pur sempre quale candidato di punta delle liste civiche latiniane; e come tale percepito.

Ecco quindi che quell’esplicito “aiutami il prossimo anno a farmi eleggere Sindaco” viene letto da quasi tutti come “dammi una mano a sostenere il ritorno di Latini a Sindaco”, tanto è vero che molti contatti terminano quasi sempre con la solita frase: “Tranquillo, di pure a Dino che su di me può sempre contare… “, aggiungendo quasi sempre, con enfasi, la frase di battaglia. “Occhio, ’sto giro cattivi… niente prigionieri!”.

Insomma, non fosse per i lettori di OSIMO OGGI – che al ritmo di 4 o 5 a settimana vengono contattati da Ginnetti per organizzare un fantomatico movimento ginnettiano, equivocato per una nuova lista elettorale latiniana – l’ex Presidente del Consiglio comunale con Latini Sindaco e l’ex Assessore con Simoncini avrebbe davvero poco da illudersi di poter centrare il colpo grosso!

Nessuno, a parte OSIMO OGGI, lo ha effettivamente ancora sconsigliato dall’avventurarsi in una vicenda, senza capo, ne coda, buona unicamente ad ufficializzare un dato elettorale giù certo: il dottor Ginnetti vale in politica cittadina esattamente 250 preferenze spaccate al capello; voti che diventano 249 nell’annata sbagliata e salgono a 251 in quella giusta!

Tutto il resto è noia allo stato puro; con Ginnetti drammaticamente ostinatosi a toccare il porto mai raggiunto delle 252 preferenze e vedere da lassù, dall’alto di così elevati consensi, che effetto può fare guardare Osimo, piccolina, la sotto in basso…

Le cose, da qui ad un anno, potrebbero però anche peggiorare e non garantire la solita messe di 250 voti a cui Ginnetti è abituato.

E allora, in ultima analisi, che fare?

Impossibilitato a tornare alla casa madre del Centro-Sinistra, da cui proviene l’imprimatur originale, causa l’ostinazione di Pugnaloni a toccare con mano la percentuale del proprio disastro politico e amministrativo (tradotto: quel che resta del Partito Democratico è pronto, nonostante la Andreoni e Pellegrini, ad andare all’annullamento effettivo accompagnando se stesso e Pugnaloni alla rispettiva fine politica)… e sbattuta la porta, con la dignità di non voltarsi indietro, in casa latiniana… per Achille Ginnetti cosa altro resta?

La strada al puro atto di presenza (situazione classica all’opposizione che pure non scalda le abitudini di Ginnetti, nettamente a proprio agio solo quando la torta elettorale presuppone il coinvolgimento attivo in ruoli di responsabilità); o anche, al candidato che venne da Castorano, non resterebbe altro che bussare alla porta grillina e chiedere ospitalità, stile “rifugiato politico” appena sbarcato col barcone a Lampedusa.

Porterebbe in dono (ad un movimento come quello grillino, ricco di soldati ma in crisi di capitani veri a cui affidare il timone della barca) la chance di un ingrediente nuovo, l’ira funesta, tutta da cantare, di un Pelide Achille voglioso di battaglia; un candidato a Sindaco capace di aggiungere alla quota 5 Stelle i famosi 250 voti in dote e con questi sperare di poter impedire alle civiche di chiudere il conto già la sera del 26 maggio, primo turno.

Peccato non riuscire ad immaginare possibile la cosa, cioè le orde grilline pronte a concedere l’armatura di battaglia al figlio di Peleo, il quale nonostante addusse infiniti lutti agli Achei, alla fine perse Troia, l’amico Patroclo e la vita stessa.

Una freccia avvelenata, scagliata da Paride, si conficcò proprio nel tallone destro, unico punto mortale di Achille.

C’è quanto basta e avanza per toccare ferro e giurare di non fare più nessuna telefonata!

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