MORETTINI, POSITIVO AL PRIMO ESAME, PROBABILMENTE ALCOL
SI AGGRAVANO LE RESPONSABILITÀ DEL CONDUCENTE L’AUTOCARRO

MORETTINI, POSITIVO AL PRIMO ESAME, PROBABILMENTE ALCOL SI AGGRAVANO LE RESPONSABILITÀ DEL CONDUCENTE L’AUTOCARRO

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MORETTINI, POSITIVO AL PRIMO ESAME, PROBABILMENTE ALCOL
SI AGGRAVANO LE RESPONSABILITÀ DEL CONDUCENTE L’AUTOCARRO

Indagata, tra le cause, anche la pista telefonica. Il 42enne di Santa Maria Nuova fuori pericolo


Positivo al primo esame. Positivo ad almeno una delle due ricerche tossicologiche su alcol e droga.

Emanuele MORETTINI

Nella migliore delle ipotesi per l’uomo, ancora ricoverato in osservazione a Torrette e non più in pericolo di vita, potrebbe scattare il solo superamento dei limiti di legge concernenti la quantità di alcol presente in corpo; valori di legge, come è noto, discretamente restrittivi e compresi entro un massimo di mezzo grammo di alcol in un litro di sangue.
Considerato che l’incidente è drammaticamente accaduto poco dopo il possibile pranzo e che i tempi per una persona di eliminare ogni traccia di concentrazione alcolemica varia da 2 a 3 ore, a seconda di sesso, età e soprattutto come e cosa e quanto bevuto prima di mettersi alla guida, è da ritenersi probabile che il solito bicchiere di vino a tavola, accompagnato da un liquore “ammazza” caffè, possano aver avuto un ruolo nel frontale-laterale, quantomeno a livello legale.
Questa mattina Emanuele Morettini, ormai consapevole di quanto accaduto e pienamente in grado di accettare come proprie la responsabilità dell’invasione di carreggiata su quell’uscita dalla semicurva, direzione Osimo, è stato sentito dalla Polizia locale per essere messo a verbale con dichiarazioni proprie nell’immediatezza del fatto o perlomeno di come è stato possibile fare viste le conseguenze fisiche patite anche dal conducente dell’autocarro.
Morettini non ha però saputo spiegare la causa o la somme di cause che potrebbero, ognuna combinata all’altra, aver prodotto il presupposto per lo sbandamento fatale.
Forse la velocità, in quel tratto con limite di 70 chilometri, potrebbe aver influito nel far perdere il controllo del mezzo; certamente lo stato dell’asfalto, assolutamente bagnato e traditore, non ha giocato a favore di entrambi i protagonisti.
Forse anche il telefonino di Morettini, trovato sbattuto via in seguito all’urto, potrebbe entrare in gioco, in sede processuale, nel verdetto per omicidio stx\xsradale (con pene previste da 2 a 7 anni oltre al cosiddetto ergastolo della patente) che attende l’operaio.
Un terzo esame in corso riguarda infatti proprio la ricerca di una eventuale telefonata in corso che possa aver distratto, per qualche fatale istante, Morettini dalla semicurva in arrivo.
Anche su questo aspetto la Polizia locale sta cercando di fare chiarezza, attendendo dal gestore telefonico i tabulati col traffico effettuato quel martedì pomeriggio.
In ogni caso tutti i primi referti, inseriti nel fascicolo a carico di Morettini, attendono di una conferma di laboratorio – specie quelli tossicologici – esperiti in genere a distanza di tempo, misurabile in qualche mese, ovvero al tempo necessario al legale dell’operaio di mettere a punto la miglior difesa.
Piccolo mistero finale circa l’avvio dei soccorsi. Come capita troppo spesso in Italia, quasi nessun testimone diretto o indiretto di un grave fatto stradale, utilizza la buona creanza, dopo aver dato l’allarme agli operatori, di attendere sul posto l’arrivo dei soccorritori.
La voglia di non avere grane, intendendo per grane anche la semplice “perdita di tempo” imputabile a dover partecipare ad un processo a altro, consiglia la maggioranza ad effettuare la chiamata e dileguarsi velocemente.
Anche nel caso costato la vita a Maria Amura i soccorritori non hanno, al momento, traccia
di chi ha segnalato l’impatto; possibile che sia stato lo stesso Morettini a farlo (!) visto il passare dei minuti e il traffico non eccezionale della Valmusone in quell’ora.



Due parole in chiusura anche sulla strada, di competenza provinciale, il cui tracciato è praticamente rimasto immutato da dopo guerra ad oggi. A parte qualche sporadica asfaltatura o episodico rattoppamento di buche, il percorso stradale è rimasto tale e quale alla striscia bianca polverosa disegnata tra i campi dalle truppe polacche nel luglio 1944, con la differenza che all’epoca transitavano solo carri armati e in seguito birocci, oggi tutti i mezzi possibili, spesso a grande velocità, con tutte le conseguenze del caso: almeno un incidente mortale l’anno!

 

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