NIENTE TASI PER LA ANDREONI
RESIDENTE A PORTORECANATI!

NIENTE TASI PER LA ANDREONI RESIDENTE A PORTORECANATI!

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NIENTE TASI PER LA ANDREONI
RESIDENTE A PORTORECANATI!

E nessuna tassa sulla casa anche per il marito dimorante ad Osimo

Detto che in Italia essere furbetti non costituisce né reato, né colpa (diversamente non saremmo italiani) e pertanto sottolineato come eleggere residenza in due Comuni diversi rientri, per moglie e marito, nell’arbitrio delle libere scelte concesse ai comuni cittadini… insomma sgombrato il campo dall’ipotesi che la notizia contenga informazioni men che lecite sui protagonisti, la notizia resta a nostro modo di vedere notizia, anzi notiziona.

Ben più grave, nelle sue implicazioni politiche, del no della signora Campanari al progetto politico del proprio marito Giorgio, nonchè capogruppo consiliare PD, di chiudere con la sanità targata Asur per trasferire armi e bagagli dell’intera Osimo in casa Inrca.

Di mezzo, stavolta, non le prospettive legittime sul proprio posto di lavoro ma un altrettante legittimo interesse fiscale dei coniugi a non buttare soldi. Come? Risparmiando ogni anno sulla Tasi, ovvero la tassa che colpisce i fortunati possessori di seconde o più case.

Dal 2011, se non prima… e comunque da almeno sette anni è il caso del Presidente del Consiglio comunale Paola Andreoni, purtroppo targata PD come il suo capogruppo Campanari, la quale ha ben pensato di fissare la propria residenza in quel di Portorecanati, esattamente in un appartamento posto in un residence di via Cristoforo Colombo, 96.

Possibile? Impossibile? Vediamo cosa dice la legge.

In ogni famiglia può succedere che il lavoro costringa i coniugi a non vivere nella stessa casa. Ma due persone sposate possono avere residenze diverse? Secondo la legge, sì: la presenza di due residenze anagrafiche non implica automaticamente la violazione dell’obbligo di coabitazione.

Si tratta infatti di aspetti differenti: la coabitazione è un dovere imposto dal diritto di famiglia, la cui violazione comporta implicazioni, ad esempio, sull’addebito in caso di separazione; la residenza invece indica il luogo (facendone derivare rilevanza a fini fiscali) in cui una persona dimora abitualmente.

Accade più spesso di quanto non si possa immaginare che nella realtà familiare due persone sposate siano costrette a vivere in città diverse, ad esempio per esigenze lavorative.

Che succede in questo caso secondo la legge?

Il nostro codice Civile impone ai coniugi l’obbligo della coabitazione. Tuttavia, bisogna distinguere tale dovere dalla possibilità di avere una residenza anagrafica diversa. La coabitazione, come abbiamo già visto, è un obbligo reciproco che discende direttamente dal diritto di famiglia.

Esso è volta (unitamente ai doveri di fedeltà, assistenza morale e materiale e di collaborazione) a valorizzare l’unità familiare intesa come progetto comune di vita.

Di conseguenza, se uno dei coniugi viola l’obbligo di coabitazione, ciò potrà essere ad esempio causa di addebito della separazione, con tutto quello che ne deriva in tema di alimenti e affidamento dei figli.

Il fatto di avere due residenze diverse è fatto totalmente diverso, in quanto non implica necessariamente l’assenza di unità familiare. Anzi, questa soluzione potrà essere necessaria e inevitabile per motivi di lavoro e, quindi, proprio per assolvere i doveri di collaborazione e contribuzione alla vita familiare che la legge richiede alle persone sposate.

Dunque, alla domanda va data risposta affermativa: i coniugi possono avere residenze diverse.

Se uno di essi chiede all’anagrafe di spostare la propria residenza, l’ufficiale preposto non può rifiutare la richiesta per il solo fatto che si tratta di una persona sposata. Al massimo, compete all’anagrafe la verifica dello stato di fatto (ossia accertare che il soggetto dimori effettivamente nella nuova casa).

Il funzionario dell’anagrafe non potrà mai entrare nel merito della scelta di abitare in case differenti, valutando se ciò configuri o meno violazione dei doveri matrimoniali. Egli accerterà solamente la situazione di fatto e registrerà i coniugi in due residenze diverse.

La doppia residenza della famiglia assume a questo importanza ai fini fiscali: se i coniugi hanno residenze diverse si pone il problema di quale va considerata «abitazione principale» per godere delle agevolazioni Imu e Tasi.

Queste due imposte, come è noto, non si pagano sulle abitazioni principali, mentre vanno versate per la seconda casa, nel caso di Osimo in ordine dello 0.6% per il 2017.

Che succede quindi se marito e moglie vivono in case diverse? La soluzione è semplice! Se i coniugi hanno due residenze in Comuni diversi, è astrattamente possibile, anzi di fatto è la norma, che entrambe le case vengano riconosciute come abitazioni principali: in questo caso non c’è rischio di elusione della legge su Imu e Tasi in quanto si presume che uno dei coniugi si sia trasferito in un’altra città per motivi lavorativi.

Ovvero quanto professionalmente accaduto alla professoressa Andreoni, all’epoca “solo” candidata a Sindaco battuta e attualmente Presidente del Consiglio comunale.

Ora l’interrogativo si fa morale: può la mano destra determinare ogni anno la percentuale di Imu e Tari da far pagare a tutti i cittadini e – contemporaneamente, nello stesso momento – ovviare alla decisione e quindi al pagamento della propria quota avvalendosi della facoltà consentita di eleggere residenza altrove?

Non pare davvero un esempio di cui andare fieri, sul tipo tanto deprecato “armiamoci e partite” di Mussoliniana memoria, lontano anni luce dal rigore morale in auge da (quasi) sempre in casa piddina.

Mentre troviamo che il comune cittadino possa anche scegliere, in tutta coscienza, di eludere qualcuna delle centinaia di tasse proposte a gettito continuo (anzi crediamo, in onestà, ne abbia la piena libertà etica e morale), riteniamo che il politico, sia di serie A che confinato in provincia, non possa permettersi altrettanto.

Il Presidente del Consiglio comunale e prima ancora un candidato a Sindaco non può permettersi, se vuol preservare la credibilità politica del proprio impegno, di ricorrere a simili gabole che squalificano, sul nascere, una intera vita di (falso) impegno.


 

PAOLO GIULIODORI CANDIDATO A SORPRESA
E VINCITORE ANNUNCIATO (5 STELLE)
CANDIDATURE CENTRO DESTRA
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DAL DUO CICCIOLI & CERONI
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