45 ANNI, DISOCCUPATO MA GIOCATORE D’AZZARDO
I GENITORI OTTENGONO L’ESPULSIONE DA CASA

45 ANNI, DISOCCUPATO MA GIOCATORE D’AZZARDO I GENITORI OTTENGONO L’ESPULSIONE DA CASA

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45 ANNI, DISOCCUPATO MA GIOCATORE D’AZZARDO
I GENITORI OTTENGONO L’ESPULSIONE DA CASA

Dalla Procura il segnale che qualcosa si può fare di fronte a minacce e percosse in ambito familiare

Dopo il caso del convivente, a distanza di pochi chilometri, anche la ancor più difficile esperienza, se possibile, di un figlio da buttare!

Il demone del gioco si era completamente impossessato di quell’anima, trasformando la vita di un disoccupato 45enne dell’Aspio in una esistenza senza senso e senza cuore; soprattutto un esistenza senza soldi (propri). Giusto appunto la vita di un figlio da perdere senza rimpianti, pronto a maltrattare, derubare e minacciare persino gli anziani genitori 70enni.

Malato di gioco? Più probabilmente malato di mente. L’osimano, come centinaia di altri, era convinto in cuor proprio di riuscire a svoltare la propria vita fatta di niente imbroccando la giocata giusta alle macchinette mangia soldi.

Macchinette che, come dovrebbe bastare il nome, mangiano non regalano soldi! Purtroppo il concetto, discretamente semplice, non è alla portata di tutte le teste in circolazione, specie di coloro che proprio non lavorando e quindi non avendo moneta da far mangiare, dovrebbero girare mille miglia lontano dal vedere l’effetto che fa.

Anche perchè l’effetto, ormai è risaputo, è sempre quello: piccoli furti, imbrogli e fino alle minacce in famiglia. O peggio. Come il recente caso della vicina Chiaravalle, ultimo solo per ordine di tempo, insegnano costituire una vera emergenza anche nella ex tranquilla provincia.

La riprova pratica dell’assunto possiamo andarla a chiedere a papà e mamma di questo autentico 45enne disgraziato, figlio degenere e senza attenuanti.

Invece di cercare un lavoro con cui guadagnarsi la vita, il giovanotto, ormai anagraficamente uomo da un bel pò, cercava spicci e banconote, sempre crescenti, chiedendo con insistenza ad entrambi i genitori! Non contento poi di ingrassare le macchinette, l’uomo ultimamente faceva in modo di riservarsi qualche soldino anche per fare ritorno a casa completamente ubriaco, dimenticare la giornata buttata… e ricominciare il giorno dopo sulla stessa linea.

A peggiorare un andamento familiare non più sostenibile da un pezzo, il disoccupato, ultimamente, aveva aggiunto al repertorio delle violenze verbali in casa anche quello, più efficace, delle violenze fisiche.

Mamma e papà, fingendo cadute in casa, si sono presentate più volte in ospedale per farsi medicare, in realtà, dalle botte che questo figlio degenere “regalava” ai genitori se, occasionalmente, non erano pronti ad elargirgli la paghetta quotidiana.

Al ritmo di botte e acqua fresca, però, non è possibile continuare a lungo. E così, dopo la novità del furto addirittura dell’auto di famiglia per raggiungere la più vicina slot machine (per l’intera giornata mamma e papà hanno temuto che il figlio fosse andato a rivendersela!), gli anziani hanno maturato l’idea di rivolgersi ai Carabinieri e trovare un freno che, da soli, non avrebbero mai potuto opporre a quel despota dalla mano pesante.

Analizzata nei particolari la situazione, per il ludopatico ubriacone dell’Aspio è stata valutata come salutare una triplice medicina a tempo a base di querele per maltrattamenti in famiglia, lesioni e rapina (per l’episodio dell’auto).

Facendo, però, effetto soltanto nel prossimo futuro, i militari, mostrando vicinanza a quei poveri genitori, hanno pensato bene di offrire loro soluzioni dal beneficio immediato.

Il disoccupato è prima stato convocato in Questura per farsi ammonire dal ripetere simili atteggiamenti ai danni di chiunque e dei genitori in particolare; nel frattempo un giudice della Procura, esaminata l’informativa giunta a tempo di record, ha sentenziato per l’allontanamento obbligatorio del soggetto dall’abitazione condivisa.

Insomma l’uomo sarà, anzi è già stato costretto a cercarsi un alloggio alternativo dove finalmente condurre una vita autonoma, evitando qualsiasi contatto con mamma e papà, pena l’arresto.

Soluzione dolorosa ma soluzione che potrebbe funzionare.

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